Tempo della vita e tempo del mondo

Hans Blumenberg prosegue in questa sua fondamentale opera il confronto con la filosofia di Husserl, la prima e la principale fonte di ispirazione del suo pensiero. Rifacendosi alla fenomenologia husserliana che considera la dimensione temporale come centrale per l'esistenza, egli affronta qui il problema della divergenza tra il tempo della vita degli uomini e il tempo del mondo, cioè tra il tempo della coscienza individuale e quello di eventi storici e naturali che possono essere autonomi o indifferenti rispetto all’estensione temporale umana. Noi viviamo il tempo e lo viviamo nel mondo che ha un suo tempo, un tempo che di latto è diviso da quello della nostra vita. La vita dell'uomo nel suo tempo riesce ad afferrare il tempo del mondo solo attraverso astrazioni teoretico-scientifiche. Tra tempo della vita e tempo del mondo sorge allora una invisibile tensione e rivalità, che si configura nell'«aprirsi della forbice temporale», che allunga o accorcia le distanze tra il tempo della coscienza e il tempo cosmico. Partendo dal tema husserliano del «mondo della vita», Blumenberg costruisce la sua riflessione teorica attraverso una serie di eleganti richiami a passi letterari e momenti esemplari della storia religiosa, scientifica e filosofica (dall’Apocalisse di Giovanni a Seneca, Montaigne, Copernico e Bruno), fino ad approdare ad un’analisi della fenomenologica «coscienza interna del tempo». Le molteplici questioni presentate, attinenti il realismo, i livelli di coscienza, lo spazio da riconoscere alla tecnica, sono feconde di implicazioni e sono oggetto di nuova attenzione nel dibattito filosofico contemporaneo.